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Marte e altre divinità della Primavera

| Marta Cesaritti | 2024

Con l’arrivo del mese di marzo, ecco che la primavera dovrebbe essere alle porte (ma chissà che sorprese ci regalerà il nostro meteo!).

La stagionalità ora come nel mondo antico, è qualcosa di importante, perché ci permette di mangiare le cose che ci sono in quel determinato periodo, ma anche di sentirci più o meno bene emotivamente, secondo il ciclo solare.

Ma come si celebrava l’equinozio di primavera al tempo degli Etruschi e dei Romani? Per le civiltà antiche era l’inizio del nuovo anno astronomico: corrisponde ancora oggi all’entrata del sole nella costellazione dell’Ariete. Gli Etruschi lo festeggiavano il 19 marzo, mentre per i Romani, poteva cader il 15, 24 o 25 marzo; l’inizio del nuovo anno per i Romani, coincideva con il 1° marzo, giorno in cui si festeggiavano i Matronalia (celebrazioni in onore di Dea Giunone Lucina, madre di Marte, protettrice delle donne sposate e delle partorienti. Celebrazione per festeggiare le matronae romanae che avevano collaborato alla cessazione della guerra tra Romani e Sabini).

Nella civiltà etrusca, il giorno dell’equinozio di Primavera corrispondeva al Mineruium, ed era il giorno in cui si festeggiavano gli artigiani; era dedicato alla Dea Menvra o Menerva, dea della guerra, della strategia, dell’arte e degli scambi commerciali. Era considerata una delle tre divinità principali del popolo etrusco, insieme a Tinia e a Uni, la grande madre.

Nella civiltà romana, dalla divinità etrusca Menvra derivò Minerva, che era considerata la dea della guerra giusta, della sapienza, delle arti, accostando quindi a virtù maschili caratteristiche femminili. Minerva era nata dalla testa del padre, Giove, e con quest’ultimo e Giunone componeva la triade capitolina.

I Romani la celebravano il 19 marzo, durante le festività conosciute come Quinquatria; era consuetudine che le donne in questi giorni, consultassero gli indovini; i Romani, in realtà, durante “l’aequinoctium vernum”, più che il risveglio della natura, festeggiavano la guerra.

Bisognava aspettare la fine di aprile, per festeggiare la primavera come la festeggiamo noi oggi: il 29 aprile era il giorno in cui si celebravano i Floralia, o Ludi floralis, in onore della Dea Flora, divinità italica; nel 283 a.C., a lei era stato dedicato un Tempio sul Palatino, in quanto protettrice dei raccolti, della fioritura delle piante, della fertilità della terra, degli animali e in seguito anche delle donne e della sessualità procreatrice.

Con il tempo, questi festeggiamenti, acquistarono un carattere molto più libero, con l’introduzione di spettacoli piccanti, in cui si chiedeva alle donne che recitavano (prostitute) di spogliarsi, in un rito allusivo alla fecondazione. In poche parole, Flora divenne la divinità protettrice delle prostitute!

Ma non dimentichiamoci di Marte, che era considerato una divinità della primavera perché oltre che in febbraio e in ottobre, veniva festeggiato anche a marzo, il mese che porta il suo nome. Questa divinità, che secondo la tradizione era sposo di Rea Silvia e padre di Remo e Romolo, era ritenuto il padre del popolo romano e i Romani tra di loro si chiamavano figli di Marte. Secondo alcuni esperti i popoli dei Marsi e dei Mamertini presero il nome da lui.
MACRO AREA TEMATICA
Cultura. Tradizioni, mitologia, Antica Roma, curiosità, stagioni
FOCUS
Calendario, Antica Roma, divinità